Ambiente

Piante spontanee della Murgia, un laboratorio per riscoprire i sapori di un tempo

Nicola Diomede
Alla riscoperta delle piante alimurgiche
Sabato 13 gennaio una proposta dell'Ufficio Informazioni ed Accoglienza Turistica realizzata da Nicola Diomede, trekker cassanese e profondo conoscitore della nostra terra e delle sue immerse risorse
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Il laboratorio, organizzato dall’Ufficio Informazioni ed Accoglienza Turistica (IAT) di Cassano Murge, si svolgerà presso la Sala Conferenze della Biblioteca Civica, con ingresso libero e mostrerà, con il supporto di immagini, cosa siano le piante spontanee utilizzate fin dai primordi dell’umanità, raccolte nei campi, gli argini dei fossi, i boschi o le rive dei ruscelli ed utilizzate sia per la cura di malattie, sia nell’alimentazione per riscoprire i sapori di un tempo.

Sull’utilità delle erbe commestibili si hanno ampie tradizioni orali e diverse testimonianze scritte ma la prima pubblicazione che affronta l’argomento sotto il profilo scientifico risale al 1767, scritta dal medico naturalista fiorentino Giovanni Targioni-Tozzetti. L’opera “De alimenti urgentia” e sottotitolo “Alimurgia” tratta i rimedi mediante i quali le popolazioni, ricorrendo all’uso dei prodotti spontanei della terra riuscivano a sfamarsi durante le carestie, le guerre, le calamità naturali, eventi che impedivano lo svolgimento delle normali pratiche agricole.

Per la prima volta si introduce la parola alimurgia dalla quale deriva il termine fitoalimurgia che, ancora oggi designa lo studio delle piante a scopo gastronomico e che deriva da tre vocaboli greci :
– Phytón = pianta,
– Alimos = che toglie la fame,
– Ergon = lavoro, attività, ricerca.

E’ interessante sottolineare che, durante l’ultimo conflitto mondiale, le truppe statunitensi sbarcate in Italia disponevano di un “Manuale di fitoalimurgia”, approntato da una commissione di botanici americani, da utilizzare come prontuario di sopravvivenza.

Nella società attuale, la fitoalimurgia riveste ruoli ben diversi rispetto a quelli del passato, non più necessità alimentare ma puro interesse per i prodotti naturali e non sottoposti all’uso di prodotti chimici o contaminanti.

Durante gli ultimi anni, diversi studi hanno anche evidenziato che le verdure spontanee contengono elevate concentrazioni di sali minerali, proteine, un alto tasso di vitamine A e C e notevoli percentuali di fibre, in quantità maggiori rispetto agli ortaggi coltivati. Per queste proprietà esse risultano utili a integrare e migliorare l’alimentazione, oggi particolarmente ricca di cibi a base di carne e di piatti elaborati che favoriscono l’insorgenza delle cosiddette malattie del benessere (arteriosclerosi, obesità, diabete ecc.). Un vero balsamo per la nostra salute!

Tutte le piante sono individuate da due nomi in latino che indicano la “famiglia” e la “specie” e che sono indispensabili per l’individuazione univoca, ma spesso sono conosciute con l’indicazione in dialetto, che varia in ogni regione o citta.

E’ doveroso anche sottolineare alcuni criteri importanti, da seguire per la raccolta di tali piante, nel pieno rispetto di “madre terra” che ce li elargisce con grande generosità:

– il “prelievo” in natura, deve essere sempre limitato e selettivo e rispettare le limitazioni vigenti per determinate specie protette ;

– ricordarsi che le piante vanno raccolte tagliando la rosetta basale dal colletto, lasciando nel terreno la radice da cui, per molte specie, si riformerà una nuova piantina (cicorielle, sivoni, bietoline) ;

– nella raccolta dell’asparago selvatico, asportare solo l’apice (10-15 cm) del turione, consentendo così alla parte restante del germoglio di continuare a vegetare ;

– pulire le piantine dal terreno e dalle foglie deteriorate direttamente sul posto di raccolta, restituendo alla terra le parti non utilizzate ed evitando un inutile trasporto di scarti, destinati a finire nella pattumella di casa!

La discussione su queste piante, apporterà una conoscenza di base sulle possibilità di utilizzo delle risorse spontanee che il territorio mette a disposizione per i bisogni primari e, magari, che qualcuno si appassioni a tale scoperta e ne possa trarre i benefici anche per un’attività remunerativa.

lunedì 8 Gennaio 2018

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