Perchè parlare di fiabe? Cosa nascondono queste narrazioni che spesso sono -erroneamente- associate solo al mondo dei più piccoli? Cosa vi è dietro quella spirale di magia, quell’atmosfera incantata, quel velo di meraviglia e mistero che tanto affascinano anche noi adulti?
La fiaba, con i suoi toni fantastici che talvolta necessitano del ricorso all’assurdo è, come afferma Mimmo Palmiotti, indispensabile per ogni individuo, in quanto “in essa è racchiusa la saggezza popolare geneticamente tramandataci dai nostri nonni attraverso le storie fantastiche raccontate intorno ai camini, nei lontani pomeriggi […]”.
Analizzando la storia della sua evoluzione, si evince quanto i popoli abbiano sempre avuto il bisogno di raccontare storie, poi altre, poi altre ancora… Chiunque ha sempre appreso e trasmesso ai propri amici, parenti, figli e nipoti immagini di personaggi assurdi, luoghi inesistenti e incantati, ma ci si è mai chiesti perchè lo ha fatto? In fin dei conti si trattava di semplici fantasie!
La ragione è tutta qui. La gente ha bisogno di inventare, di lasciare spazio alla fantasia, di esprimersi liberamente (anche se lo si dovrebbe fare senza, però proseguire a “briglie sciolte”, ossia assegnando dei limiti entro i quali esplorare i pensieri), ne ha bisogno per evadere da una realtà che spesso è triste e spenta. Tutti gli uomini hanno sempre avuto il bisogno di sognare, di credere che qualcosa di meglio per ciascuno ci sia.
Ed ecco che, anche qui, a Cassano, dove la cultura è storicamente e geograficamente legata alla dimensione rurale, la fiaba ricopre uno spazio di gran rilievo, anzi spesso è servita negli anni per attribuire una spiegazione a fenomeni per complessi da comprendere o per favorire i momenti di aggregazione che spesso avvenivano in casa, dinanzi ad un camino e magari con una bella cioccolata calda tra le mani e, mi piace immaginare, con un nonno intento, in questo scenario di per sè meraviglioso, che stringe il suo nipotino tra le braccia, sulle sue ginocchia.