Economia circolare

Cambiare il modo di pensare ai rifiuti: una rete di raccolta e riciclo del capello. L’ecoconsiglio di Legambiente

Pasquale Molinari
Pasquale Molinari
Legambiente ©CassanoLive
Legambiente Cassano
Come ci insegna la legge di Lavoisier: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma
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La gestione dei rifiuti urbani non può solo limitarsi alla Raccolta Differenziata (RD) e al loro ritiro giornaliero o alle bonifiche straordinarie, queste ultime necessarie per il ripristino del decoro ambientale e il recupero della dignità dello spazio collettivo. È chiaro che una buona raccolta differenziata è indispensabile, ma è altrettanto chiaro che rappresenta solo la parte iniziale di un percorso di trasformazione green che dopo 9 anni, non ci stancheremo mai di dirlo, deve andare oltre ai numeri e alle percentuali (72% nel 2021, 71% nel 2020, 71.4% nel 2109, 69.4 nel 2018, 68.1 nel 2017, 66.2 nel 2016, 65.4 nel 2015, 61.5 nel 2014, 54.1 nel 2013, 5.6 % nel 2012..) e puntare alla qualità: adottando buone pratiche, meccanismi tendenti a premiare utenti virtuosi e penalizzare quelli che causano maggiori costi alla collettività oltre a proporre alla comunità progettualità circolari creative per ridurre al minimo i rifiuti indifferenziati destinati allo smaltimento in discarica e poter così ambire a progressi nel contesto del piano rifiuti Zero.
Insomma lo step successivo deve essere la riduzione della quantità di rifiuti prodotti (secco residuo), collegando il più possibile la raccolta differenziata al principio secondo cui chi produce meno rifiuti meno paga per i servizi ambientali urbani. Principio sancito dalle normative europee che speriamo ben presto sia oggetto di un deciso intervento a livello regionale e nazionale, ad esempio applicando finalmente l’obbligo di tariffazione puntuale o ancora attuando una riforma dell’ecotassa per rendere, da un lato, lo smaltimento in discarica realmente sconveniente e dall’altro, finanziare i Centri del Riuso sulla scia di quanto già previsto dalla legge regionale dell’Emilia Romagna.
Uno step naturale per diffondere una cultura consapevole sulla produzione/riduzione dei rifiuti e sul loro smaltimento o meglio sulla loro circolarità secondo cui ogni materiale deve poter essere riciclato e riutilizzato per ridurre l’impatto ambientale (consumo di energia e materie prime, emissioni di CO2) ed economico (costi di raccolta e smaltimento che ricadono su amministrazione e comunità) dei rifiuti sulla nostra vita quotidiana.
Come ci insegna la legge di Lavoisier: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Senza questa importante promozione culturale e coinvolgimento attivo di cittadini, associazioni e imprese locali continueremo ad assistere all’abbandono/lancio dei rifiuti lungo le strade, tra la Murgia o addirittura in pieno centro storico (in particolare in via Maggiore Domenico Turitto con un’emergenza che va avanti ormai dal 2018) come fossimo ancora nel medioevo dove i viandanti dovevano prestare attenzione a rifiuti, scarti di ogni genere abbandonati per le strade o al lancio degli stessi (con e senza il vincolo di avviso) dalle finestre o dalle latrine sospese.
Non a caso a partire dagli anni novanta in Italia si è iniziato a parlare di recupero dei materiali attraverso la raccolta differenziata. Ed è stato proprio il “Decreto Ronchi”, nel 1997 a puntare in modo netto sulla raccolta differenziata e sul riciclo anticipando la gerarchia nella gestione dei rifiuti introdotta successivamente a livello europeo, stabilendo chiaramente che “il riutilizzo, il riciclaggio, e il recupero di materia prima debbono essere considerati preferibili rispetto alle altre forme di recupero” e soprattutto che occorreva favorire “la riduzione dello smaltimento finale in discarica”.
Quindi per una RD di qualità è fondamentale mantenere la partecipazione attiva, responsabile e costante di cittadini e imprese locali per incrementare la buona riuscita dell’operazione di prima differenziazione e permettere il riciclaggio, recupero e il reimpiego dei materiali.
Altrettanto strategico è avere attivo sul territorio un Centro di Raccolta Comunale in quanto riveste un ruolo ecologico fondamentale (da Isola ecologica) per fornire servizi, informazioni e materiali utili ai cittadini/turisti per una RD di qualità.
Si tratta di una Ricicleria a tutti gli effetti che potrebbe anche premiare gli utenti virtuosi qualora dotata di una gestione digitale (palmari, totem..) in grado di supportare la carenza di operatori.
Ma potrebbe anche diventare un Ecocentro Sociale di aggregazione e scambio di comunicazione e oggetti (negozio del baratto) sviluppando al suo interno, come fosse una sorta di upgrade, un Centro del Riuso (già previsto ma che ancora non si vede) in cui diffondere la buona cultura sui rifiuti attraverso progetti integrati di economia circolare con cui poter intercettare, prima che diventino rifiuto, il maggior quantitativo di risorse ancora utilizzabili.
A riguardo come Legambiente ci piace innescare processi di cambiamento circolare dal basso attraverso semplici “ECOCONSIGLI”. E così qualche mese fa, a novembre, abbiamo proposto l’avvio di una raccolta porta a porta dei rifiuti tessili.
Ma ci sono tante storie che possono ancora raccontare la trasformazione green del nostro territorio come la creazione di una rete di raccolta dei capelli tagliati nei saloni di acconciatura per riciclarli e trasformarli in parrucche destinate a pazienti oncologici attraverso il Progetto Smile o riutilizzati per altri scopi sostenibili attraverso il Progetto francese Capillum nato nel 2019 e a cui, oggi, aderiscono 3500 parrucchieri francesi oltre, da un paio di anni, diverse realtà del territorio bellunese:
● in campo cosmetico per la cura della pelle (attraverso l’estrazione dai capelli di una proteina, la cheratina),
● in agricoltura (come fertilizzanti per la crescita delle piante essendo in grado di preservare il suolo e limitare il consumo di acqua),
● in programmi di bonifica di acqua e suolo (realizzazione di hair-booms ovvero barriere/sacche raccogli-petrolio in caso di disastri ambientali negli oceani o per l’assorbimento di carburante nei porti o inquinanti presenti nel sottosuolo)
I parrucchieri aderenti alla raccolta potrebbero così beneficiare di uno sconto sulla TARI oltre ad attrarre i clienti sensibili alle questioni ambientali (marketing), mentre il “rifiuto capello” anziché finire nell’indifferenziato, come accade oggi, diventerebbe una risorsa preziosa da raccogliere in appositi contenitori con cui poter costruire una filiera tutta locale per riciclare gli scarti dei parrucchieri aprendo concretamente la nostra zona industriale a innovative prospettive di sviluppo occupazionale ed economico sul modello delle aziende nate attorno a questa start up francese.
C’è un paese di progettualità circolari da costruire..
(l’autore è presidente del circolo Legambiente Cassano)

venerdì 27 Gennaio 2023

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Mimmo Tambone
Mimmo Tambone
1 anno fa

Raccomando anche raccolta di preziosi esiti di tricotomia pubica c/o reparti di chirurgia di TUTTI gli ospedali ………. !!!

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