storia della lingua

Dialetto cassanese: perché si usano espressioni come “zappatèrre”?

Francesca L. Straziota
placito capuano: atto di nascita della lingua italiana
A cosa serve il dialetto nel quotidiano? Cosa ne pensa anche Andrea Camilleri
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Abbiamo concluso il precedente articolo con un cenno sulla figura del mercante e sul grande contributo che ha apportato nella formazione della lingua italiana, adesso proseguiamo con la nostra analisi storica e con un cenno sulle origini del dialetto cassanese in particolare.

Il termine dialetto proviene dal latino DIALECTUS e, ancor prima, dal greco DIA-LEKTOS, e significa “discorro/ discuto” (basti pensare che DIALOGOS -dialogo- è, infatti composto dalla particella “dia”-fra- e da “lego” -dico). Il dialetto è, dunque una varietà che si differenzia dalla lingua di base per il carattere di colloquialità che la caratterizza.

Non bisogna dimenticare che l’atto di nascita della lingua italiana è il Placito capuano, ossia un atto giuridico in cui la sentenza emessa dal giudice fu scritta in latino, ma le testimonianze delle due parti furono trascritte in volgare, dunque nella forma dialettale del latino; anche il grande padre della lingua italiana, Dante, compose in volgare, sebbene opere come il “De vulgari eloquentia” fossero scritte ancora in latino. Egli fu comunque il primo a intravedere le grandi potenzialità comunicative di questa forma e a dedicarle tanto studio e devozione: a partire da quel momento, la ricerca sul dialetto (e poi sui dialetti) ha interessato gli autori di tutti i tempi che hanno sempre cercato di definirne il rapporto con la lingua “ufficiale”.

Non a caso, il nostro contemporaneo Andrea Camilleri afferma: “Mi capita di usare parole dialettali che esprimono compiutamente, rotondamente, come un sasso, quello che io volevo dire,e non trovo l’equivalente nella lingua italiana” . Il dialetto, infatti permette di esprimere pensieri, emozioni, idee in un modo più’ colorito, di evidenziarne le sfumature e di coinvolgere l’ascoltatore attraverso l’impiego di un repertorio di immagini ricche e variegate a cui spesso è legata un’abilità fabulatoria.

Il dialetto di Cassano delle murge, in particolare, risente sia dell’ essere parlato in un paese, dunque di avere un contatto relativamente limitato con le influenze esterne, sia della posizione geografica che gli consentono di conservarsi in un modo quanto più conforme alle sue origini. E’ un dialetto che è molto legato all’utilizzo di terminologie rurali, agricole e legate alla lavorazione della terra, oltre alla coltivazione e all’allevamento, dunque anche le figure retoriche che ne derivano o le espressioni quotidiane, richiamano solitamente questa condizione. Se si vuol dare, ad esempio, ad una persona dell’ignorante, si usa dire “zappatèrre” (zappaterra) per indicare una persona rozza, richiamando il mestiere dello zappatore.

Ripercorreremo la storia relativa all’impiego di questi termini negli articoli successivi.

lunedì 30 Ottobre 2017

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