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Questo derby, “a naso”, non ci piace

Claudio Sottile
Derby di pallavolo tra Cassano e Acquaviva: una storia che di sportivo ha ben poco.
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Derby: competizione tra due squadre di calcio, di basket e di altri giochi o sport, della stessa città o regione, o tradizionalmente rivali.
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rnAd esempio un derby è rappresentato da una partita giocata da due squadre divise da circa 6 km di asfalto, intervallate da un irrisorio lembo di terra, ma unite dallo sfottò per il dirimpettaio, con il cassanese visto con l’ombelico spostato su un fianco, mentre l’acquavivese è tradizionalmente un “mangia cipolle”.
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rnCi sta, non si sfocia nell’offesa personale, non si superano i confini della decenza e della buona educazione, e sinceramente, da cassanese, sorrido a quando ripenso ad un signore di Acquaviva che, vedendomi al mare, si meravigliava che non avessi l’ombelico spostato sul fianco!
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rnIpotizziamo, ampliando, la definizione iniziale, estendendo la dicitura anche una partita di pallavolo.
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rnPiù nello specifico: 31 marzo 2007 , ore 18:30, Amicizia Volley Acquaviva contro Mirea Volley Cassano, match valevole per il 22° turno del Campionato di B2 maschile, girone G, in palio l’onore cittadino ed una fetta consistente di salvezza (obiettivo sfumato per entrambe a fine campionato), risultato finale 3 a 0 per gli ospiti. 
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rnDerby, sì. Ma mettiamoci anche un atleta che passa da una casacca all’altra, un papà deluso, un presidente sanguigno (e magari sanguinante), alcuni tifosi orgogliosi….misceliamo tutto, ed ipotizziamo che dal sano sfottò si passi ad un oggetto contundente, (o altro), che colpisce uno dei protagonisti, sangue e grida nell’aria e qui scatta la maledetta ma cruda retorica: è sport questo? Piuttosto, una storia che di sportivo ha ben poco.
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rnIn questa sede non ci interessa essere l’avvocato d’ufficio di nessuno, non è il nostro compito e probabilmente le parti coinvolte non ne hanno neanche bisogno, piuttosto ci interroghiamo sul perchè?
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rnProporzionalmente se ad una categoria regionale accade ciò, nelle serie professionistiche dovrebbe scapparci il famigerato morto..ops già fatto! Si era calcio, ma cambia qualcosa?
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rnEcco perché nella serataccia di Catania era coinvolto uno spaccato della nostra vita sociale, non calcistica, perché chi va a spaccare la testa ai poliziotti è lo stesso che fa il bullo con la vecchietta di turno in tram, o riga le macchine per fare il ganzo. Non è la forma della palla con cui si gioca a dimensionare la portata della violenza, la violenza tale è, e cosi rimane.
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rnNel nostro derby tra le due squadre divise da km numero sei abbiamo perso tutti, e chissenefrega del risultato del campo, del campanilismo, del primato locale, dalla supremazia territoriale.
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rnGrande la Littizzetto quando dice che prenderebbe tutti gli esagitati da stadio e li rinchiuderebbe in una stanza fino all’autodistruzione, così da farli estinguere.
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rnL’unico referto che gradiremmo leggere dopo una contesa sportiva vorremmo fosse quello arbitrale, non quello ospedaliero…finire lì, con l’unico torto di essere coinvolto attivamente nella società avversaria?
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rnPoi ci lamentiamo che in questo paese non si fa nulla, o in quello non c’è abbastanza attività, ma vale ancora la pena? Io dico di si, ma quello che più conta è il parere degli addetti ai lavori, però prima di fare lavorare loro agiamo su noi stessi, ne abbiamo di strada da fare.

venerdì 15 Giugno 2007

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