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Polisportivo, un problema di tutti: si può (deve) fare di più

Claudio Sottile
La base sulla quale ripartire è buona, non tutto è da buttare, e non si parte certo da zero.
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Cantavano così Tozzi, Ruggeri e Morandi in un Sanremo del millennio ormai archiviato, ma lo pensano in molti anche qui a Cassano, chi sussurrandolo, chi gridandolo, chi dimostrandolo non frequentando più la struttura.
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rnI numeri sono numeri, e se la matematica continua a non essere un’opinione, la barca sta affondando: l’ultimo campo da calcetto, realizzato in terra battuta, accumula 5 prenotazioni di media a settimana, cioè meno di una al giorno.
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rnAnche chi non è un guru dell’economia capisce che il rapporto costi-benefici è decisamente sproporzionato, con la forbice allargata prevalentemente verso la prima voce.
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rnLe possibilità ci sono tutte, partendo dal ventaglio di proposte offerte come impianti per calcio, calcetto, pallavolo, pattinaggio, tennis ed addirittura anche le bocce! Non dimentichiamo che per il calcetto c’è anche l’opzione indoor, rappresentata dal PalaAngelillo merce rara, soprattutto nel circondario.
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rnPerò problemi di manutenzione, un pizzico di incuria, l’inevitabile usura delle strutture e dei mezzi impiegati hanno scalfito le possibilità di rilancio dell’immobile.
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rnIl pensiero corre rapido al campo di calcio, in cui più che schivare il tackle del difensore “assassino” di turno, bisognerebbe dribblare la cicoriella cresciuta rigogliosa in area di rigore, sebbene in posizione di evidente fuorigioco.
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rnPer non parlare del tetto del campo da calcetto indoor, manutenzionato da poco, ma che (inspiegabilmente?) non trattiene l’acqua in caso di pioggia, perdendo, di fatto, il vantaggio di giocare “al coperto”.
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rnLa situazione non migliora passando alla palestra della pallavolo, cui le scrostature sui muri la fanno da padrone, sia nel campo da gioco sia negli spogliatoi.
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rnMa è un leit motiv ricorrente, basta farsi un giro per rendersi conto che le porte aperte sul nulla o le crepe nelle recinzioni sono qualcosa di non casuale.
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rnOra bisogna capire chi ci guadagna in questa situazione ma non solo a livello economico, piuttosto a livello d’immagine e prestigio.
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rnA quale amministrazione giova una struttura in declino sfruttata non adeguatamente, che si trascina stancamente in una situazione di evidente agonia?
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rnNell’intervista gentilmente concessa da un dipendente, si fa riferimento al muro perimetrale in evidente stato di degrado: cosa bisogna aspettare per ripararlo, che qualcuno si faccia male o che semplicemente non offra l’adeguata protezione in caso di furto o simili?
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rnNon si tratta del cavillo o del famigerato ago nel pagliaio, qui c’è in gioco l’intero movimento sportivo di un paese che nelle ultime stagioni agonistiche aveva saputo ritagliarsi un ruolo da protagonista, soprattutto con la squadra di pallavolo e di calcio a 5.
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rnC’è da meravigliarsi se poi non ci sono imprenditori locali disposti a imbarcarsi in un progetto?
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rnInoltre, purtroppo, la situazione riguarda anche il fruitore occasionale del Polisportivo: perché dovrebbe rischiare di farsi male cadendo su un manto da tennis impresentabile o inciampando nella siepe cresciuta rigogliosa nel campo di calcio?
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rnNon tutta la situazione è pessima, ci sono eccezioni come il campo da calcetto indoor o la pista di pattinaggio che, quando la pioggia non li scalfisce, facendo emergere tutti i limiti, dimostrano una tenuta più che decente.
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rnTutto sommato anche il campo da calcetto può passare l’esame, certo per i più pignoli l’erba è davvero consumata in alcune zone, però ce ne sono di peggio in giro, quindi promosso.
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rnLa base sulla quale ripartire è buona, non tutto è da buttare, e non si parte certo da zero.
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rnCassano ha voglia di sport, da quello amatoriale al quasi semi-professionistico, perché zittire l’eco di questa passione?
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rnSiamo tutti a conoscenza del particolare momento di sfortunata congiuntura economica che lega le mani agli amministratori locali, e che certamente un impianto sportivo non è una priorità rispetto ad una strada da asfaltare od un marciapiede sconnesso.
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rnPerò perché non privatizzarlo parzialmente, dandolo ad esempio in gestione per un lungo lasso di tempo permettendo cosi l’ammortizzamento stesso dei costi?
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rnE’ solo una delle proposte captate nel famigerato “corridoio”, basterebbe solo prestargli un minimo di attenzione. Ci proviamo?

lunedì 11 Giugno 2007

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