Cultura

Celato per secoli torna alla luce l’Aiace di Sofocle: la scoperta del ricercatore Lorenzo Sardone

Gianni Spina
Gianni Spina
Il ricercatore cassanese Lorenzo Sardone
Il 30enne ricercatore cassanese mette insieme i frammenti di un antico papiro conservato nella Biblioteca Universitaria di Gent in Belgio
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È rimasto celato per secoli, ma lui lo ha riportato alla luce.

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Il tragico “Aiace” di Sofocle è tornato a far sentire il suo lamento, grazie al lavoro paziente di Lorenzo Sardone, 30enne ricercatore cassanese dell’Università di San Marino, che lo ha fatto riemergere da un antico papiro quasi dimenticato.

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Quel prezioso reperto – parte del Fondo Bidez (che comprende oltre 60 testi recuperati in Egitto all’inizio del secolo scorso), conservato dal 1927 nella Biblioteca Universitaria di Gent in Belgio – era completamente “muto”.

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Nessuno, nel tempo, era riuscito a mettere insieme quei frammenti e a decifrare quella particolare “scrittura libraria”.

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C’è riuscito Lorenzo Sardone, ex studente del nostro Liceo, cresciuto all’ombra delle nostre colline e ora ricercatore “post doc” presso il prestigioso Dipartimento di Studi Storici dell’Università sammarinese, guidato dallo storico e intellettuale barese Luciano Canfora (rettore Corrado Petrocelli, a lungo a capo dell’ateneo di Bari), dopo aver completato gli studi universitari (compreso il dottorato) alla Sapienza di Roma.

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Sfruttando le moderne tecnologie a disposizione della ricerca storica e le sue competenze in Papirologia e Paleografia greca (particolarità: il greco lo ha studiato da autodidatta), Sardone non solo ha datato il reperto, ma facendo combaciare i tre frammenti che lo compongono è riuscito a ricostruire la sequenza del testo.

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Il papiro risale al VI secolo dopo Cristo e il testo che vi è vergato da uno o più ignoti scriba del primo millennio, riporta i versetti 444 e 454 della tragedia dedicata da Sofocle ad Aiace, eroe omerico, scritta circa dieci secoli prima

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Un testo forse a disposizione di uno studente dell’epoca o più probabilmente di un erudito egiziano, interessato alla cultura greco-latina, nonostante l’avanzata imperiosa di quella araba.

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«Un “libro” in sostanza – ci spiega Sardone –, che per il tipo di scrittura è stato molto probabilmente comprato in un mercato: la scrittura è particolare, molto canonizzata, da “atelier di copia e di vendita di libri”».

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Insomma, siamo molto probabilmente di fronte ad un’opera acquistata in una “libreria” dell’epoca.

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Questione che rimarrà probabilmente irrisolta è capire a che “forma” appartiene questo libro. «Nell’Egitto greco-romano – ci spiega Sardone – esistono due forme di libro: il rotolo e il codice, che è la forma moderna. Per il materiale a disposizione è molto difficile capire a che forma appartiene questo testo».

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Anche se su questo punto sarà impossibile fare pienamente luce, quella di Lorenzo Sardone rimane una scoperta importante, anche perché il «numero di reperti sofoclei riemersi dalle sabbie dell’Egitto – spiega Sardone nell’articolo scientifico che illustra il suo studio, pubblicato sulle riviste specializzate – è alquanto modesto». E infatti il suo lavoro ha avuto una certa risonanza internazionale.

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E di successi per Sardone se ne preparano certamente altri: ad aprile per Edipuglia arriverà in libreria una sua monografia su Demostene.

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E continua, ovviamente, la sua “investigazione” sui papiri, come una dolce ossessione: «Le sorprese della Storia – dice – non finiscono mai». Di sicuro la ricerca scientifica può contare sul “detective giusto” per scovarle a vantaggio della Cultura.

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giovedì 4 Febbraio 2021

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Tina Gesmundo
Tina Gesmundo
3 anni fa

Mi pregio di averlo avuto come alunno “adottivo”.Splendido esempio di brillante studio e di amore per la cultura .Sono felicissima!

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